La mostra antologica di Sergio Bigarelli a Carpi
C'è un'emozione
contenuta in Sergio Bigarelli nel presentare la sua mostra
antologica a Carpi, che è insieme affetto per la sua città e
consapevolezza dell'indiscusso consenso che lo circonda. Dall'ultima
personale di Carpi del 1981 sono trascorsi trent'anni, durante i
quali la sua parabola artistica ha proseguito una traiettoria di
tutto rispetto, in rapporto continuo con il Circolo degli Artisti di
Modena, di cui è stato uno dei fondatori. Nella prestigiosa sede di
Palazzo Foresti, è stato possibile seguirne lo sviluppo, davanti
alle 40 tele selezionate da Gianluigi Arcari ed Enrica Melotti.
L'impatto è sorprendente per l'interpretazione lirica e l'evoluzione
stilistica nell'evocazione di luoghi familiari, alvei, dolene, file
di pioppi che scandiscono in verticale l'ansa del fiume. Scene di
campi, di porti, di pendii collinari si susseguono con delicati
equilibri di forme e con gradevoli combinazioni di colore fra cui
spicca la morbidezza dei verdi. Si coglie nelle prime tele degli
anni 60 l'indagine inquieta verso l'esistenza, come nella scarna
descrizione delle "Donne che lavano" del 1960, dove sobrietà e
corposità si sublimano a essenza della condizione umana. Sono
percepibili anche le tentazioni di configurare la realtà in spazi
geometrici, fino alle opere di architettura "cristallina", come la
definisce Michele Fuoco, che hanno riscosso notevole successo nelle
mostre americane. Davanti ai quadri si consuma in pochi attimi
l'incontro fra la ricerca estetica del visitatore e la visione
dell'artista, che può essere fecondo, intenso, come per il "Il greto
del Panaro" del 1997, con sponde accese di colori caldi e ambrati,
fino ai bagliori del greto. Una forza creativa che, nella varietà delle forme,
suscita emozioni, suggestioni, incanto.
aprile 2011
Sergio Bigarelli
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